Francesco Chimenti da Fucecchio

Francesco Chimenti è stato il pittore che tra il 1705-1708 ed il 1710 ha decorato la facciata del Seminario Vescovile con 30 allegorie di virtù accompagnate da sentenze bibliche o dei Padri della Chiesa, su commissione del vescovo di allora, cioè Monsignor Giovanni Francesco Maria Poggi.

Il pittore era originario di Fucecchio, un comune vicino a San Miniato e situato nel Valdarno inferiore. Un’opera attribuita a lui è, per esempio, il San Cristoforo in Piazza Vittorio Veneto a Fucecchio, ma della sua attività artistica non è mai stato redatto un catalogo completo.

Francesco Chimenti, San Cristoforo, Piazza della Vittoria, Fucecchio, seconda metà del XVII secolo (immagine tratta da: www.fucecchionline.com)

Le notizie su Francesco Chimenti non sono molte.
Innanzitutto, gli è citato in una controversia del 19 agosto 1721 presso l’Accademia del Disegno di Firenze la quale, fondata nel 1563 con compiti di governo nella tutela del patrimonio artistico, nel 1571 è elevata al grado di Magistratura e almeno fino al 1784 ha la funzione di tribunale a cui si rivolgono artigiani non adeguatamente ricompensati, i committenti scontenti o artisti non pagati, anche se questi ultimi a fatica richiedevano l’intervento dell’Accademia quando si trattava di committenti altolocati per paura di ritorsioni.

Nei registri dell’Accademia vi si legge:

“si avvicendano Francesco Chimenti da Fucecchio che misura a braccia i freschi eseguiti nella casa di Domenico Pio Conforti e Franco Ponzanelli contro Ranieri Scappini.”

Qualche ulteriore informazione su Francesco Chimenti è fornita da Francesco Maria Niccolò Gabburri. Egli, oltre ad essere una fonte attendibile perché contemporanea all’ attività dell’artista, ricoprì un ruolo importante nel panorama culturale della Firenze dei primi decenni del Settecento. Inoltre, fu molto interessato ed attivo nella ricerca della storiografia artistica, tanto da pubblicare le Vite di Pittori (1742 ca.).

Nelle Vite di pittori, a  proposito di Francesco Chimenti, egli ne ricorda innanzitutto il padre, ad egli omonimo, e di lui scrive:

“Francesco Chimenti pittor fiorentino, nato in Fucecchio, terra grossa dello stato fiorentino nel Val-darno di Sotto, fu di qualche grido nell’arte e di umore assai faceto, accompagnato da una gran bontà e semplicità. Fioriva nel cadere del 1600 ”

Dopo di che egli aggiunge:

“Francesco, suo figliuolo, vive ancora in questo anno 1741, in età di sopra 80 anni nella detta terra di Fucecchio. Fu scolare di Antonio Giusti, e diede prove di valore nell’arte al pari del suo maestro. ”

Altri artisti che hanno lavorato alla facciata

Hanno aiutato Francesco Chimenti nella decorazione della facciata del Seminario anche Giovanni Pannaiotti e Anton Domenico Bamberini.

Il Gabburri così scrive di Pannaiotti:

“Fiorentino, pittore di architettura e di prospettiva, a fresco e a tempera. Questa famiglia trae la sua ori-gine dall’Albania, di dove venne in Firenze il nonno di questo pittore. Benché egli non sia nella prima classe nel presente anno 1739, ciò non ostante opera ragionevolmente bene ed ha ancora esso il suo merito. ”

Invece, di Anton Domenico Bamberini, artista importante per San Miniato e “collega” del Chimenti, sappiamo attraverso il Gabburri, che, come il Chimenti, egli ebbe come maestro Antonio Giusti. Di quest’ultimo sappiamo che:

“Antonio Giusti pittor fiorentino, di grandissima invenzione ed universale. Dipinse paesi, animali, figure e storie e, benché ottagenario, il tutto colorì con forza, e con fondamento. Fu scolare di Cesare Dandini. Si fermò ancora con Mario Balassi. Fu un cervello bizzarro, spiritoso ed ameno, quantunque nel suo vivere filosofico avesse del particolare. Morì in Firenze d’anni 87, nel 1705. Sepolto in Santa Lucia dei Magnoli, detta comunemente, in Firenze, delle Rovinate, per cagione delle case, che incontro alla detta chiesa già rovinarono per difetto di quel terreno, le quali fu ordinato dal granduca Cosimo II di Toscana, che dopo esser cadute tre volte, più non fosse permesso di tornare a rifabblicarle. Questo è quel luogo, dove tralle rovine fu ritrovato vivo miracolosamente in tenera età Bernardo Buontalenti, che poi fu quel grandissimo architetto che al mondo è noto, e come si dirà nella sua Vita. ”

Gli affreschi eseguiti dal Chimenti nel Settecento subirono un importante deterioramento tra l’Ottocento ed il Novecento e furono restaurati per la prima volta tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento. Nel 1970, Dilvo Lotti, famoso artista samminiatese, richiedendo alla Soprintendenza di Pisa un imminente intervento per il restauro della facciata, scrive che:

Il Chimenti operò in affresco, quasi tutto monocromato, usando non la rena d’Arno, ma quella di tufo, di cattiva qualità, fornitagli dalle cave locali.