Pan che molesta Siringa

Titolo Pan che molesta Siringa
Disegnatore Hendrick Goltzius
Incisore Anonimo
Misure 255 mm x 168 mm
Rif. Bartsch 48
Collocazione Collezione privata
Testo iscrizione “ Pana fugit Sirinx ripam Ladonis ad udam

Dumque fugit numen fluminis orat opem

Vertitur in calamum resonantis arundinis, hunt Pan

Cangentem dulci flamine semper amat”

Traduzione Iscrizione
Commento Iscrizione
Testo Metamorfosi Ovidio, Met., Libro I, vv. 689-712.
Descrizione In un paesaggio palustre, il dio Pan, dall’aspetto di satiro, è ritratto mentre scosta un gruppo di canne dietro cui si sta nascondendo una fanciulla, Siringa, nel vano tentativo di sfuggire alle sue lusinghe. Fulcro della composizione è il canneto, intorno a cui si snoda una scena a cui partecipano altri personaggi appartenenti al mondo acquatico, come si può intuire dalla presenza di una figura maschile appoggiato a un’anfora, probabilmente personificazione di un fiume.
Iconclass 92L5
Parole chiave

Pan; Siringa; stagno; canne; flauto; Nonacrina; Diana; Ortigia; Delo; Latona; Arcadia; palude;

Commento descrizione La vicenda di Siringa si inserisce nel canto di Mercurio per tentare di far addormentare Argo, creando così un collegamento con la precedente composizione. Viene raccontato l’amore del dio Pan per la bella “Nonacrinas”, ossia una ninfa arborea dei monti dell’Arcadia. Fedele a Diana, “Ortygiam studiis ipsaque colebat virginitate deam”, chiamata da Ovidio Ortigia poiché nata a Delo, era solita schernire tutti coloro che le facevano la corte. Voleva essere simile in tutto a Diana, anche nelle vesti, tanto che era facile confonderla con la dea, “posset credi Latonia”, ossia figlia di Latona; si differenziavano solo per l’arco, poiché quello della ninfa non era d’oro bensì di corno. Un giorno che Pan la vide tornare dal monte Liceo, cominciò a importunarla tanto che la ninfa fu costretta a correre fino alla zona in cui scorre il fiume Ladone, in Arcadia; non a caso, infatti, l’ambiente in cui è constestualizzata la vicenda è piuttosto simile a quello di una palude. Mentre Pan cercava di stringere a sé il corpo della fanciulla, questa cominciò a tramutarsi in canne palustri, esaudita la preghiera che lei aveva rivolto alle sue sorelle fluviali, affinchè le venisse cambiato aspetto; e mentre Pan guardava il fenomeno svolgersi davanti a lui, dal canneto usciva un suono dolce, tanto che il dio decise di costruire uno strumento fatto di canne incollate con cera a cui dette il nome della ragazza.

Goltzius ambienta la sua scena in un luogo acquitrinoso, in linea con quanto narrato nella fonte latina, ma non rispetta la costruzione spazio temporale del racconto; il dio, infatti, è sì rappresentato mentre sembra abbracciare un canneto ma pare più propenso a spostarne le fronde per riuscire a catturare Siringa che ancora ha fattezze umane. Probabilmente, l’artista ha deciso di mettere in scena l’episodio senza una precisa corrispondenza testuale ma optando per una costruzione figurativa solo evocativa dei fatti.

 

Confronti con altre incisioni Mercurio cerca di far addormentare Argo
Osservazioni
Bibliografia Bibliografia