Prometeo crea l’umanità

Titolo Prometeo crea l’umanità
Disegnatore Hendrick Goltzius
Incisore Anonimo
Misure 255 mmx 168 mm
Rif. Bartsch 32
Collocazione Collezione privata
Testo iscrizione “ Altitonans, postquam certos secrevit in orbes

Omnia, limitibus compescens: Nerea certis

Aura capit volucres, pisces versantur in undis

Datque homini e caelo flammas, animatque Prometheus”

Traduzione Iscrizione
Commento Iscrizione Una volta divise le varie zone, l’universo venne popolato di uccelli nell’aria e di pesci nelle acque, mentre Prometeo portò beneficio all’umanità donandole il fuoco.
Testo Metamorfosi Ovidio, Met., Libro I, vv. 69-88
Descrizione Al centro della scena si trovano due figure maschili, una vestita e con in mano una fiaccola, Prometeo, considerato l’artefice dell’umanità, e un uomo nudo, nato dalla terra appena plasmata; ad assistere all’ azione ci sono vari animali, appartenenti alle categorie terrestri. Si distingue un leone, una scimmia, alcuni anfibi e animali acquatici. In secondo piano, alle spalle della scena principale, su una sorta di camminamento costituito da nuvole, si trovano, in piedi, altri due personaggi, forse due divinità rivolte verso una terza che appare trionfale, probabilmente Apollo, su un carro trainato da cavalli, in mezzo alle nubi.
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Parole chiave

Prometeo; Caos; quattro elementi; Atena; carro; Apollo; fuoco; creazione; umanità;

Commento descrizione Ovidio racconta che, una volta separati gli elementi dall’informe massa del Caos, gli dei decisero di tenere per sé gli spazi celesti e, affinchè nessuna parte esistente rimanesse inabitata, nel mare si insediarono i pesci, sulla terra apparvero le fiere e gli uccelli nel cielo.

A tal proposito, mettendo i due tesi a confronto, sono riscontrabili alcune comunanze linguistiche; Ovidio, infatti, racconta che “ […] habitandae piscibus undae, terra feras cepit, volucres agitabilis aer.”, mentre, nei distici di Estius, si legge  “Aura capit volucres, pisces versantui in undis”.

Ma poiché non esisteva un animale dotato di un’intelligenza tale da poter dominare su tutti gli altri, fu creato l’uomo, unendo la terra con dell’acqua piovana, in modo che fosse mantenuto un contatto con il cielo e con gli dei celesti, grazie a ciò che l’autore definisce “semina caeli”. Di fronte agli altri animali già esistenti, fu così che l’uomo venne plasmato dalla terra che fino a quel momento era informe.

Tramite i distici di Estius si comprende chi sia l’artefice dell’umanità, ossia Prometeo [Prometheus]; Ovidio non ne aveva esplicitato il nome ma lo aveva, di fatto, dichiarato indentificando come  figlio di Giapeto [Iapeto], colui che aveva mescolato la terra all’acqua, dandole una forma. Un elemento, visibile nell’incisione e che permette di riconoscere Prometeo in una delle due figure maschili centrali, ossia una fiaccola accesa, apre una questione filologica non trascurabile. Prometeo, infatti, è generalmente conosciuto come il creatore dell’umanità, così come si legge in Ovidio, ma in altre fonti, come nella Teogonia, ne è visto come il benefattore poiché, contro il volere di Giove, donò all’uomo il fuoco.  Nei suoi versi, Ovidio ritiene Prometeo il creatore dell’uomo ma non fa alcun riferimento al fuoco, elemento esplicitato, invece, da Estius che scrive “Datg. homini e celo flammas, animatg. Prometheus”.

La presenza del fuoco nella scena, però, permette di ipotizzare una connessione con le figure che si scorgono in lontananza; è probabile, cioè, che in secondo piano, sia stato rappresentato un momento fondamentale per la comprensione del mito, ossia, il momento in cui Prometeo accompagnato da Atena, raggiunge il carro di Apollo da cui ruba il fuoco.

La coppia visibile sul primo registro di nuvole, in cui si può riconoscere Atena, figura femminile vestita con un’armatura, si sta dirigendo verso il carro di Apollo che non è infuocato ma emanante un fascio luminoso evocativo delle fiamme.

Confronti con altre incisioni
Osservazioni
Bibliografia Bibliografia