Titolo | Trasformazione delle sorelle di Fetonte e Cicno |
Disegnatore | Hendrick Goltzius |
Incisore | Anonimo |
Misure | 255 mm x 168 mm |
Rif. Bartsch | 54 |
Collocazione | Collocazione privata |
Testo iscrizione | “Excipit Eridanus Phaetonta tepentibus undis
Fulmineo excussum coelitus igne Iovis Deplorant tumulum Clymene, Heliadesque sorores Quas Dy populea fronde repente tegunt” |
Traduzione Iscrizione | |
Commento Iscrizione | Sulle sponte dell’Eridano, Climene va a piangere il tumulo del figlio del Sole, l’Eliade.
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Testo Metamorfosi | Ovidio, Met., Libro II, vv. 333-380. |
Descrizione | Di fronte a una struttura architettonica appena percepibile, probabilmente la tomba marmorea di Fetonte, si vede una donna vestita a lutto che si dirige affannosamente verso una fanciulla che sta assumendo le sembianze di un albero. Ha il corpo, infatti, parzialmente umano e già in parte trasformato in rami e fronde. Sulla destra della scena si vede un’altra figura che sta subendo una metamorfosi, essendo già in parte un cigno; si tratta di Cicno che, dal dolore per la morte di Fetonte, si trasforma in un animale amante dell’acqua; il mutamento è in atto, poiché si vede che il busto e il volto hanno già cambiato aspetto mentre le gambe sono ancora dell’uomo che era.
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Iconclass | 97AA2 |
Parole chiave |
Fetonte; Cicno; sorelle; Climene; Esperidi; Eridano; morte; ossa; figlio; |
Commento descrizione | Fetonte, ormai morto per l’eccessivo calore emanato dal carro, viene sepolto in terra straniera. La madre Climene, disperata, dopo aver vagato per tutto l’Universo alla ricerca delle ossa del figlio, versò molte lacrime una volta che lesse il nome sulla tomba preparata dalle Esperidi. Dopo quattro mesi di lutto, “luna quater iunctis inplerat cornibus orbem”, le cinque sorelle cominciano a trasformarsi; di colpo, le loro membra si irrigidiscono, facendosi legno, così come le braccia diventano rami. La madre, che evidentemente è la figura vestita di bianco al centro della scena, comincia a slanciarsi da una all’altra per baciarle. Assiste al prodigio Cicno, un re ligure che aveva abbandonato la sua terra per andare sul fiume Eridano a piangere l’amico Fetonte, cui era molto legato anche da un vincolo di parentela materna; anche nel suo caso prende avvio una trasformazione. I suoi capelli diventano piume bianche, così come il suo corpo; l’uomo diventa un cigno, animale inesistente fino a questo momento, amante dell’acqua, elemento opposto alla fiamma che ha causato il disastro e la morte di Fetonte.
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Confronti con altre incisioni | |
Osservazioni | |
Bibliografia | Bibliografia |