Apollo e Dafne

Titolo Apollo e Dafne
Disegnatore Hendrick Goltzius
Incisore Anonimo
Misure 255 mmx 168 mm
Rif. Bartsch 44
Collocazione Collezione privata
Testo iscrizione “Ardebat flagrans Titan Penėida Daphnen

Illa thorum vitat devia lustra petens.

Vitat, et in laurum cita vertitur, at sua semper

Dilecta Phoebus tempora fronde tegit.”

Traduzione Iscrizione
Commento Iscrizione Apollo arde di amore e di vita per la Peneide Dafne. Trasformata in alloro, la diletta di Febo sarà sua per sempre, nelle fronde della pianta.
Testo Metamorfosi Ovidio, Met., Libro I, vv. 452-567.
Descrizione In un paesaggio brullo viene collocata la celebre coppia, ritratta nel momento in cui Apollo tenta di catturare Dafne mentre la fanciulla avvia la sua trasformazione in pianta. Il dio, con la testa già cinta d’alloro e con in mano il suo arco, sta correndo dietro alla ninfa, quando le sue braccia stanno già diventando rami della pianta sacra. In secondo piano, in lontananza, si distingue Cupido mentre scocca la freccia d’amore verso la fanciulla.
Iconclass 97AA1
Parole chiave

Apollo; Dafne; Pitone; alloro; lauro; Peneo;

Commento descrizione Immediatamente dopo l’uccisione di Pitone, Ovidio racconta il celebre amore di Apollo e Dafne. Apollo si innamora perdutamente della ninfa, “Peneida Daphnen”, figlia di Peneo, non appena il figlio di Venere ha scoccato le frecce destinate ai due personaggi. Goltzius decide di dare predominanza al momento della trasformazione della fanciulla, senza tralasciare, però, tutto ciò che precede. Per mantenere una relazione con l’episodio antecedente, in secondo piano, infatti, si vede il mostro Pitone che giace a terra ucciso dalle frecce di Apollo e Dafne che sta per essere colpita dagli strali di Amore.

La fanciulla, devota a Diana e intenta a rimanere vergine, inseguita da Apollo, ormai cieco dalla passione che lo ha travolto, una volta sopraggiunta da Febo, implora la Terra di essere trasformata nell’aspetto, in modo da non essere più oggetto di sguardi maschili.

È così che ha inizio la metamorfosi della ninfa in alloro che, da questo momento, diviene la pianta sacra al dio, come riporta Ovidio: “quoniam coniunx mea non potes esse, arbor eris certe’ dixit ‘mea!, confermato da Estius, “sua semper/ dilecta Phebus tempora fronde tegit”.

La scelta stilistica adottata da Goltzius è piuttosto canonica, essendo il soggetto rappresentato classico e già visto a livello iconografico. In questo caso, essendo un passo molto conosciuto, è difficile stabilire una possibile corrispondenza tra i testi e le immagini, esistendo già una vasta tradizione figurativa sul tema. Il passo ovidiano risulta molto più dettagliato ma impossibile da rappresentare nella totalità del racconto per cui, evidentemente, l’artista ha preferito concentrasi sull’avvenimento principale del passo.

 

Confronti con altre incisioni Apollo uccide Pitone
Osservazioni L’amore tra i due protagonisti è legato alla vicenda della morte di Pitone non per una diretta relazione letteraria ma, soprattutto, poichè il corpo del mostro ormai senza vita appare sullo sfondo della scena rappresentata da Goltzius.
Bibliografia Bibliografia