Il concilio degli dei

Titolo Il concilio degli dei
Disegnatore Hendrick Goltzius
Incisore Anonimo
Misure 255 mmx 168 mm
Rif. Bartsch 38
Collocazione Collezione privata
Testo iscrizione “Divum hominumque parens scelerata Lycaonis acta

Devovet irrisus, conciliumque vocat.

Turba deorum presto est subscribens, perdat ut omne

Diluvio humanum flucti vagante genus.”

Traduzione Iscrizione
Commento Iscrizione Sembrando agli dei gli atti degli uomini scellerati, così come lo sono quelli di Licaone, venne convocato un concilio in cui si decide di distruggere l’umanità mediante un diluvio.
Testo Metamorfosi Ovidio, Met., Libro I, vv. 163-181.
Descrizione La composizione appare molto simmetrica: gli dei radunati in assemblea, infatti, sono disposti lungo due registi diagonali, incorniciati da nuvole. Sulla sinistra della scena, in posizione di rilievo, grazie ai relativi attributi è possibile riconoscere Giove in compagnia dell’aquila, affiancato da Mercurio con il caduceo e Apollo con la testa illuminata da una sorte di luce raggiante. In controparte, sull’altro versante diagonale, invece, si riconosce Nettuno con il tridente e, più in basso, sul primo registro, si vede, probabilmente, Saturno.
Iconclass 46AA633
Parole chiave

Giove; diluvio; Licaone; concilio; dei; Tonante; via Lattea; umanità; Mercurio; Nettuno; Saturno;

Commento descrizione L’immagine si presenta molto fedele all’ episodio raccontato da Ovidio; è probabile che Estius abbia voluto descrivere solo sommariamente il cruciale momento che precede la volontà, da parte di Giove, di distruggere l’umanità.  Saturno, infatti, padre celeste, vedendo la violenza di cui l’animo umano si era intriso, colmo d’ira decise di radunare tutti gli dei al suo cospetto. Goltzius riporta fedelmente la descrizione che fa Ovidio del cielo: su una lunga strada, ossia la Via Lattea, che conduce alla reggia di Tonante, a destra e a sinistra si aprono gli antri dove alloggiano gli dei più potenti, [dextra laevaque deorum atria nobilium valvis celebrantur apertis]. Nell’incisione la partizione del cielo riprende quanto descritto nel passo; su due versanti opposti, come fossero i crinali posti lungo un percorso che conduce verso un orizzonte lontano, si riconoscono Mercurio, Apollo e Giove ritratto, sembra, mentre sta parlando alla moltitudine divina, Nettuno e Saturno.

Giove, seduto in un punto più alto [marmoreo superi sedere recessu] comunica agli altri dei la sua intenzione di distruggere l’universo, indignato dall’ atteggiamento feroce degli uomini e dalla loro noncuranza nei confronti degli dei, tanto violenti da essere paragonabili a Licaone, personaggio empio per eccellenza. Licaone viene menzionato sia nel discorso stesso di Giove, “[…] struxerit insidias notus feritate Lycaon?”, della fonte latina, sia da Estius che sottolinea la condotta scellerata del personaggio con “scelerata Lycaonis acta”.

Licaone, infatti, viene citato per accrescere il clima di pericolo caratterizzante l’umanità che non solo non teme il divino ma si sente anche il grado di sfidarlo.

 

Confronti con altre incisioni Licaone
Osservazioni
Bibliografia Bibliografia