Mercurio si innamora di Erse

Munera virginei turba pudica chori

Vidit Atlantiades, solamq. exarsit  in Hersem

Hoc visa est reliquis dignior una deo”

Mercurio; Erse; ragazze; Cecrope; figlie; Pallade;

Tra le fanciulle illibate che offrono fiori al tempio di Pallade, Mercurio scorge la bellissima Erse, una delle figlie di Cecrope, mentre anch’ella “Palladis Aetae sacrata in templa ferebat”, come racconta Estius. Una volta riconosciuta Erse tra le varie ragazze, Mercurio comincia a compiere dei voli circolari quasi a voler circoscrivere la zona; Goltzius riesce a restituire la leggerezza con cui il dio aleggia nell’aria, così come viene raccontato nel passo ovidiano, “inde revertentes deus adspicit ales iterque non agit in rectum, sed in orbem curvat eundem”, conferendogli una posizione che richiama una sorta di curva tracciata con il corpo. Il dio non usa camuffamenti, “tanta est fiducia formae”, confidando nella sua bellezza; infatti, Mercurio è ritratto con tutti gli attributi che lo rendono riconoscibile.  Erse, nonostante sia insieme ad altre fanciulle, viene messa in risalto dall’incisore, per cui lo spettatore è facilmente indirizzato all’individuazione dei protagonisti della vicenda