Titolo | Minerva e l’Invidia |
Disegnatore | Hendrick Goltzius |
Incisore | Anonimo |
Misure | 255 mm x 168 mm |
Rif. Bartsch | 68 |
Collocazione | Collezione privata |
Testo iscrizione | “ Invidiae sedes, et luce carentia regna
Mersa chao informi torva Minerva subit Mandat inulta poli ne sydera spectet Aglauros Illa deae magnae iussa repente facit” |
Traduzione Iscrizione | |
Commento Iscrizione | L’Invidia vive in un regno buio, carente di luce. Minerva la manda da Aglauro, impunita in terra e in cielo, perché sia fatta giustizia alla dea.
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Testo Metamorfosi | Ovidio, Met., Libro II, vv. 760-782. |
Descrizione | Splendente nella sua armatura, e riconoscibile grazie ai suoi attributi, ossia l’asta e la civetta, Minerva, rappresentata trionfalmente e in toni chiari, a contrasto con lo scuro dominante nella composizione, si reca dall’Invidia; questa è rappresentata nella parte scura della scena e in una maniera tale da renderla quasi confusa con gli elementi ambientali che la circondano. L’Invidia ha fattezze femminili ma sembra avere il capo ricoperto di serpenti. La scelta figurativa vede un continuo alternarsi di zone di ombra e di luce. |
Iconclass | 92C254 |
Parole chiave |
Minerva; Erse; Aglauro; Cecrope; Erittonio; Invidia; oscurità; |
Commento descrizione | Mercurio, innamoratisi perdutamente di Erse, chiede alla sorella di questa, Aglauro, di aiutarlo nel suo desiderio. Minerva, ricordandosi del torto subito dalla figlia di Cecrope che aveva osato aprire il cesto contenente Erittonio, decide di punirla coinvolgendo l’Invidia. Concordemente con quanto riferito dalla fonte ovidiana: “protinus Invidiae nigro squalentia tabo tecta petit: domus est imis in vallibus huius abdita, sole carens, non ulli pervia vento, tristis et ignavi plenissima frigoris et quae igne vacet semper, caligine semper abundet” e ribadito da Estius: “luce carentia regna”, la dimora dell’Invidia è stata realizzata con toni scuri, a voler simboleggiare l’oscurità morale in cui è solita vivere. Minerva, invece, “deam vidit formaque armisque decoram”, splendente nella sua armatura, è rappresentata, al contrario, con toni chiari, sintomo della positività che emana. L’invidia, racconta Ovidio, si ciba di vipere, tanto è il veleno che ha in corpo, animali che sono rappresentati a mo’ di capelli sulla testa della stessa. Insinuando l’invidia nel petto di Aglauro, Minerva vuole far soffrire lentamente la fanciulla, in modo che si logori della felicità della sorella Erse fino a consumarsi del tutto.
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Confronti con altre incisioni | |
Osservazioni | |
Bibliografia | Bibliografia |