Scheda modello

Titolo La creazione dell’Universo
Disegnatore H. Goltzius
Incisore H. Golztius
Misure
Luogo di stampa
Collocazione
Testo iscrizione “ E tenebris, deforme Chaos secessit oborta
Luce, suoque loco sunt quaeque Elementa locata.
Astra polo radiant; quibus imminent igneus Aether,
Aera seubsequitur Pontus, subit ultima Tellus”
Traduzione Iscrizione
Commento Iscrizione
Testo Metamorfosi Meth. I, vv. 5-75
Descrizione

La prima incisione del ciclo rappresenta l’origine del mondo, quando da una condizione di forze naturali incontrollate, ossia dal Caos primigenio [quem dixere Chaos], gli elementi vennero separati e distinti.
Al centro della composizione troneggia una figura maschile, probabilmente la divinità cui fa riferimento Ovidio di cui, però, non specifica il nome [quisquis fuit ille deorum], considerato l’artefice della separazione degli elementi dall’informe massa chiamata Caos. La scena immortala la creazione dell’Universo; il dio poggia i piedi sulla terra, ossia la grande sfera   costituita da materiali pesanti, circondata da una serie di linee curve e vorticose, simulanti i venti che soffiano sul globo. La scena è costruita in maniera simmetrica, tagliata da ellissi simboleggianti sia i flussi di aria ma anche quelli di acqua, ossia le maree che, una volta nato l’Universo, appaiono distinte e separate.

Nella sezione mediana, che rappresenta l’aria, si distinguono quattro volti umani; si tratta dei quattro venti nominati da Ovidio, ossia Euro, Zefiro, Borea e Austro, fratelli tra cui regna la discordia, considerati i responsabili di fulmini e tempeste, generati dalla loro ira reciproca. Ogni folata è proveniente da ogni punto cardinale della terra e, per questo, spesso capita che le correnti siano in contrasto.

Le acque dei mari, a loro volta separate dagli altri elementi, sembrano confluire, a mo’ di vortice, in un’ulteriore ellisse che trova origine e termine proprio nella sfera terrestre

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Commento descrizione

La composizione riesce a trasmettere l’idea di energia e potenza che il mito vuole esprimere, coerente con il processo di creazione in atto; tuttavia, il passo latino originale è il solo a permettere una comprensione totale dell’incisione. Estius, nella sua trascrizione, concentra la vicenda in due soli distici rispetto ai settanta versi utilizzati da Ovidio, facendo riferimento solo alla separazione degli elementi nei vari poli del globo appena nato.

I dettagli presenti nella scena resterebbero irrisolti se il lettore dovesse basarsi esclusivamente su quanto si evince dai distici. Estius, infatti, riferisce come la terra sia stata creata sulla base della separazione degli Elementi dalla massa confusa che era il Caos ma non fa menzione del lungo processo, invece, raccontato da Ovidio. Solo dopo aver letto il passo delle Metamorfosi, risultano chiare alcune scelte compositive quali, ad esempio, la volontà di rappresentare il cielo in cinque sezioni, i vortici di vento e di acqua dipendenti dal volere del creatore.

Data la scarsa attinenza con i versi in calce alla composizione e la maggior fedeltà al testo latino, è ipotizzabile che Goltzius abbia tratto diretta ispirazione dalla fonte ovidiana e che, solo in un secondo momento, Estius abbia deciso di tradurre in versi, sotto forma di riassunto, l’interpretazione del passo originario.

Confronti con altre incisioni
Osservazioni
Bibliografia