Cesare Ripa

Non conosciamo molto della vita di Cesare Ripa. Già nella prefazione all’edizione perugina dell’Iconologia del 1764 Cesare Orlandi sottolineava la scarsità di informazioni biografiche sul letterato anche nelle fonti del XVII secolo a lui contemporanee[1]. Nonostante la grandissima fama dell’opera che lo rese famoso, l’Iconologia, Ripa rimase infatti un personaggio dai contorni biografici sfumati, al punto che fu messa in dubbio perfino l’autenticità del suo nome. Un manoscritto del XVII secolo dedicato agli accademici intronati di Siena redatto da Uberto Benvoglienti suggeriva infatti di considerare il nome Cesare Ripa come pseudonimo di Giovanni Campani. La questione, avanzata e discussa da Erna Mandosky[2], è stata definitivamente risolta solo dopo il ritrovamento da parte di Chiara Stefani[3] degli Stati d’anime della parrocchia di Santa Maria del Popolo che attestano la presenza del letterato a Roma tra il 1611 e il 1620, confermando la veridicità del suo nome.

Sappiamo che Cesare Ripa nacque a Perugia intorno al 1555 e che morì a Roma in condizioni di estrema povertà nel 1622[4]. Non conosciamo particolari sulla sua formazione e istruzione, mentre è possibile documentare il suo rapporto con alcune accademie letterarie come quella dei Filomati e Intronati e di Siena, dedite allo studio dell’antiquaria e dei classici greci e latini, e quella degli Insensati di Perugia, con cui continuò ad avere rapporti anche dopo la sua partenza dalla città natale. Ancora molto giovane si recò infatti a Roma per lavorare alla corte del cardinale Antonio Maria Salviati, dove venne assunto come trinciante[5], cioè come addetto a tagliare le vivande durante i banchetti, un ruolo che implicava anche il compito di intrattenere la raffinata cerchia degli ospiti del cardinale con doti di colta eloquenza. La corte del cardinale Salviati, che proprio dal 1592 dal primo anno del pontificato di Clemente VIII era divenuto consigliere personale del papa e arbitro indiscusso della politica romana[6], era frequentata da letterati ed eruditi. Tramite il suo autorevolissimo patrono Ripa ebbe dunque rapporti con intellettuali e antiquari come Zaratino Castellini, Fulvio Mariottelli, Pier Leone Casella, Marzio Milesi, Porfirio Feliciani e con esponenti dell’Accademia degli Insensati a sua volta intrecciata con quella di S. Luca.

Durante gli anni vissuti presso il Salviati, usufruendo delle colte amicizie e della ricca bibilioteca del cardinale, Ripa compose l’Iconologia, che fu pubblicata per la prima volta a Roma nel 1593. Il grande successo dell’opera convinse Ripa ad ampliare e ripubblicare una seconda edizione dell’Iconologia nel 1603 con l’importante novità di un ricco apparato illustrativo. Nel frontespizio dell’edizione lo scrittore poté fregiarsi del titolo di “Cavaliere de’ Santi Mauritio et Lazaro” conferitogli da Papa Clemente VIII, il 30 marzo 1598 (cfr. Documento 1)[7].

Documento 1:  Concessione cavalierato, 1598, Archivio Segreto del Vaticano, Sec. Brev. 296, fol. 1r-v, 3r; indice 758, fol. 244r.

Dilecto filio Cesari Ripa Civi Perusino Clemens Papa Viij Dilecte fili salutem etc. Sincerae fidei et devotionisaffectus quo Nos et Apostolicam Sedem prosequeris, ac religionis zelus quo te praeditum esse accepimus, Nos indicunt ut ea, que tibi domosque tuae honori esse posunt, libenter tibi concedamus. Cum itaque tu ob melioris vitae frugem habitum per dilectos filios Milites Militiae Sanctorum Mauritij et Lazzari gestari solitum suspicere, ac professionem per eosdem Milites emitti consuetam regulares expresse emittere ac in eadem Militia una cum illius magistro, seu administratore, et fratribus Militibus sub regulari habitu virtutum Domino famulari desideres […] Datum Romae apud S. Petrum etc., die xxx Martij MDXCViij. Anno septimo etc.

La richiesta era stata presentata da Cinzio Aldobrandini, Cardinale di San Giorgio, il 28 marzo, grazie all’intervento di Gregorio Petrocchini, Cardinale di Montelparo, con il quale Ripa aveva avuto rapporti particolarmente stretti, tanto da poterlo definire “mio Signore” alla voce Religione nell’Iconologia del 1603[8]. Come Christopher Witcombe[9] ha messo in rilievo il titolo fu conferito grazie al contributo di Ripa all’invenzione della decorazione della Sala Clementina, dipinta da Cherubino e Giovanni Alberti.

Documento 2: Richiesta cavalierato, 1598, Archivio Segreto del Vaticano, Sec. Brev. 296, fol. 2r, verso di un foglio senza numero opposto al fol. 3r.
[fol. 2r] Beatissimo Padre,
Cesare Ripa perugino, inventor delle figure che si sono dipinte nella sala nuova di Palazzo di ordine di Vostra Santità, le espone che, avendo fatto qualche studio in questa facoltà, et speso qualche anno in cavar dall'antichità molti disegni et figure, et compostone ance uno assai bon volume, et per ciò desideroso di acquistar per sé et a Casa sua qualche grado di honore, supplica la Santità Vostra si degni concedergli per gratia una Croce della Religione di S. Lazaro, che, esendo egli persona ben nata et meritevole, non havrà la Santità Vostra da pentirsi di averlo onorato di questa dignità, la quale riceverà dalla sua molta benignità a singolarissima gratia, Serenissimus Dominus Noster annuit. C. Cardinalis Sancti Georgij.
[verso di un foglio senza numero opposto al fol. 3r] Per Cesare Ripa perugino, inventore delle figure fatte nella sala nova di Palazzo, per le quale ha fatto molto studio et fatiche, desideroso d'alcuno titolo di honore, esendo egli persona ben nata et meritevole, il Cardinale Mont'Elparo supplica Vostra Santità a farli gratia dell'habito di S. Lazzaro. Cardinalis Sancti Georgij dicit Sanctitate Vostra aanuisce. Die 28 Martii 1598.
Alla Santità di Nostro Signore, al signore Cardinale S. Giorgio raccomandato dall'Illustrissimo Mont'Elboro, per Cesare Ripa perugino.

Dopo la morte del cardinal Antonio Maria Salviati, avvenuta il 28 aprile 1602, Ripa continuò ad avere rapporti di lavoro con il suo erede, il Marchese Lorenzo Salviati, a cui dedicò l’edizione del 1603 dell’Iconologia. Il testamento del cardinale, pubblicato da Chiara Stefani[10] (cfr. Documento 3), mostra che Ripa ebbe un lascito di trecento scudi, la stessa cifra conferita al “maestro di stalla” e al “maestro di casa”. L’entità della donazione pone Ripa nella fascia media dei dipendenti del cardinale, molto al di sotto delle cifre donate agli intellettuali di spicco della piccola corte, come il segretario Porfirio Feliciani, che ebbe 500 scudi, o Isidoro Ruberti e Giulio Benigno che ebbero 800 scudi.

Documento 3Lista della famiglia, 1602, Archivio Salviati, Pisa, ramo II, filza 61, fascicolo 27, fols. 161r-164r.

Die tertia Iunii MDCII. Lista della famiglia della bona memoria dell'Illustrissimo Signor Cardinale Salviati, alla quale si ha da dare l'infradetta somma di denari, secondo il legato fatto da Sua Signoria Illustrissima.
[…]
[fol. 161v]
[…]
A Cesare Ripa trinciante…………………………………………………………S 300-
[…]
[fol. 163v] Eisdem anno, Indictione et Pontificatu quibus supra, die vero decimaquarta eiusdem mensis Iunii, in mei notarii publici et testium infrapositorum praesentia, presene [sic] et personaliter costituti […] Dominus Eques Cesar Ripa trinciantes, […] omnes familiares in gradibus predicti Illustrissimi et Reverendissimi Domini Cardinalis Salviati bonae memoriae, sponte etc. habuerunt, et coram me notario publico et testibus infrapositis in prompta et numerata pecunia, videlicet in tot juliis et testonibus argenteis, receperunt. [fol. 164v] […] Romanam Curiam sequente, absente, per manus tamen Magnifici Domini Ioannis Rotuli eius capserii oraesentis, ac vigore ordinis manu Illustrissimi Domini Laurentii Salviati, heredis universalis bonae memoriae Illustrissimi Domini Cardinalis Salviati, subscripti, solvere declarantis et solventis, videlicet: […] Domins Eques Cesar Ripa scuta tricenta, […] per Illustrissimos et Reverendissimos Cardinales Capita Ordinum Executores testamenti bonae memoriae dicti Illustrissimi Domini Cardinalis Assignatis ex sxutis octo millibus per dictum Illustrissimum Dominum Cardinalem bonae memoriae suae familiare legatis, qua escuta ut supra soluta, omnes supradicti et unusquisque ipsorum ratam suam ut supra ad se traxerunt, et tracta tot esse dixerunt, et de illis etc. quietarunt per pactum etc. Sic peractis etc., iurarunt. Super quibus etc. Actum Romae in banco Illustrissimi Domini Alexandri Ruspali.

Dopo la morte del cardinale Ripa rimase a Roma: la sua presenza in città tra il 1611 e il 1620 è confermata dagli Stati d’anime della parrocchia di Santa Maria del Popolo (cfr. Documento 4). Questi censimenti, compilati in genere nel periodo di Pasqua, attestano che dal 1611 al 1619 Ripa abitò nella “Strada Paolina” nella “casa di San Giacomo degli Incurabili”[11], mentre nel 1620 egli visse nella “casa delli Vittorii” insieme alla famiglia di Francesco Romano Bianchi, che viene più volte indicata come povera negli Stati d’anime[12].

Documento 4: Stati d’anime, 1605-1621, Archivio Storico del Vicariato,
S. Maria del Popolo, Roma.
1611 [fol. 21v]
Paulina verso Margutta
Nella casa di San Giacomo degli Incurabili
Cesar perusino di anni 56

1612 [fol. 23r]
Paulina verso il strada Margutta
Nella casa di S. Giacomo degli Incurabili
Il Signor Cesare Ripa Cavalier di anni 55

1613 [fol. 9v]
Strada Paolina verso il Borghetto
in fondo
Nella casa di San Jacopo
Signor Cavaglier Cesare Ripa perugino

1614 [fol. 51r]
In Strada Paulina verso Margotta
Nella casa di San Giacomo
Il Signor Cesar Ripa cavagliere

1615 [fol. 36r]
Strada Paulina, a mano sinistra per andare alli Greci
Nella casa
Signor Cavagliere Cesare Ripa Perugino di anni 60

1616 [fol. 5v]
Strada Paulina per andare al fiume
Nella casa di San Jacopo
Signor Cavagliere Cesare Ripa Perugino di anni 71

1617 [fol. 5v]
Strada Paulina per andare alli Greci
Nella casa di San Jacopo
Signor Cavagliere Cesare Ripa Perugino

1619 [fol. 5v]
Strada Paulina per andare alli Greci
Nella casa di San Jacopo
Signor Cavagliere Cesare Ripa Perugino

1620 [fol. 5v]
Strada Paulina
A mano sinistra per andare alli Greci
Nella casa delli Vitorii
Signor Cavagliere Cesare Ripa Perugino
Francesco Binachi Romano, barbiere
Durante la sua vita Ripa poté seguire, direttamente o indirettamente, l’uscita di sei edizioni dell’Iconologia, escludendo l’edizione non autorizzata milanese del 1602 (1593, 1602, 1603, 1611, 1613, 1618, 1625).
Documento 5Liber Quintus Mortuorum Ecclesiae Parochialis S. Mariae de Populo Romae ab anno 1621 usque ad ann[um] 1635, 1621-1635, Archivio Storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Roma.
[fol. 9r] Januarii 1622
Anno et mense ut supra, die vero 22, Dominus Cesar Ripa Perusinus eques actatis annorum 75 circiter in comunione Sanctae Ma tris ecclesiae animam Deo reddidit, refectis sacramentis, cuius corpus sepultum fuit in nostra ecclesia.
Egli morì mentre lavorava ad una nuova stesura dell’opera (edita postuma con aggiunte di Giovanni Zaratino Castellini nel 1625), probabilmente in estrema povertà, il 22 gennaio 1622[13].
(Sonia Maffei)

[1] Cesare Orlandi, Memorie del Cavalier Cesare Ripa, in Cesare RIPA, Iconologia, Perugia, P.G. Costantini, 1764, p. XV.
[2] Erna Mandowsky, Ricerche intorno all’Iconologia di Cesare Ripa, «La Bibliofilia», 41, 1939, pp. 283-285.
[3] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», Vol. 53, 1990, appendix III, pp. 311-312.
[4] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, cit., pp. 307-312.
[5] Chiara Stefani, Cesare Ripa “trinciante”: un letterato alla corte del Cardinal Salviati, in Sapere e/è potere. Discipline, dispute professioni nell’Università Medievale e Moderna. Il caso bolognese a confronto, Atti del IV convegno (Bologna 13-15 aprile 1989), Volume II Verso un nuovo sistema del sapere, a cura di Andrea Cristiani, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, pp. 257-266.
[6] Ludwig Von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medioevo : compilata col sussidio dell’Archivio segreto pontificio e di molti altri archivi, versione italiana di Mons. Prof. Angelo Mercati e Mons. Prof. Pio Cenci, Roma, Desclée, 1926-1933, XI, 34.
[7] Christopher Witcombe, Cesare Ripa and the Sala Clementina, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 55, 1992, pp. 277-2.
[8] Cesare Ripa, Iconologia overo descrittione di diverse imagini cavate dall’antichità et di propria inventione, trovate et dichiarate da Cesare Ripa Perugino Cavaliere de Santi Mauritio et Lazaro, Di nuovo revista et dal medesimo ampliata di 400 et più Imagini et di figure d’intaglio adornata. Opera non meno utile che necessaria a poeti, pittori, scultori et altri, per rappresentare le virtù, vitii, affetti et passioni humane, Roma, Lepido Facii, 1603, p. 431: “Onde, vedendo io tante rare qualità in questo nobilissimo animale [l’elefante] , non poco piacere e sodisfazione ho preso, considerando che tal figura è propria insegna dell’Illustrissimo cardinal Montelparo, mio Signore, per vedere che singolarmente convengono in S. S. Illustrissima le sudette qualità di religione, prudenza, giustizia e mansuetudine, che con rarissimo essempio risplendono nella persona d’esso signor cardinale in modo che non pure l’hanno reso degno del grado del cardinalato, ma lo fanno ancora dignissimo di maggior onore et esaltazione, come viene per i suoi gran meriti da tutto il mondo desiderato”.
[9] Christopher Witcombe, Cesare Ripa and the Sala Clementina, cit., pp. 277-2.
[10] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, cit., appendix I, pp. 310-311.
[11] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, cit., appendix III , pp. 310-311. Come sottolinea la Stefani, l significato della frase “Nella casa di San Giacomo delli Incurabili” non è chiara. La casa potrebbe indicare un’annessione alla chiesa omonima o dell’ospedale che venne allargato e fornito di personale da Antonio Maria Salviati.
[12] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, cit., appendix III , pp. 310-311.
[13] Chiara Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, cit., appendix IV , p. 311.