L’Iconologia

[testo parzialmente tratto da Sonia Maffei, La politica di Proteo: trasformazioni e peripezie dell’Iconologia di Cesare Ripa, in Officine del Nuovo, Sodalizi tra letterati artisti ed editori nella cultura italiana tra riforma e controriforma, atti del convegno di Utrecht, 8-10 novembre 2007, a cura di H. Hendrix e P. Procaccioli, Manziana, 2008, 479-495]

Pubblicata per la prima volta a Roma nel 1593[1] l’Iconologia riappare con significativi ampliamenti e modifiche in numerose ristampe e traduzioni che giungono fino al secolo XIX (l’ultima traduzione è quella messicana di L. C. Pastor del 1866). Il grandissimo successo dell’opera si deve anche alla sua semplice struttura che presenta in ordine alfabetico allegorie di “Virtù, Vitij, Affetti, Passioni humane, Corpi celesti, Mondo e sue parti… ecc.” descrivendone con precisione le particolarità iconografiche e presentando per ognuna una definizione che trae origine dai testi classici e contemporanei.
Il testo dell’Iconologia può essere definito un testo in divenire[2]: fin dalla sua prima edizione uscita a Roma nel 1593[3], il testo subisce profonde trasformazioni che ne ampliano e ne modificano continuamente l’assetto, dall’edizione del 1603[4] il testo diventa illustrato e le illustrazioni progressivamente aumentano anche nelle 5 edizioni curate da Ripa[5], che morì il 22 gennaio 1622[6], l’ultima delle quali è quella edita da Pietro Paolo Tozzi nel 1625[7].

Il progressivo trionfo della parte illustrativa sul testo emerge con grande rilievo soprattutto nelle traduzioni che in tutte le lingue europee vengono approntate a partire dalla prima metà del Seicento[8], e che si trasformano talvolta in veri e propri repertori figurati. Un esempio significativo è rappresentato dall’edizione francese di Jean Baudoin[9], che presenta solo allegorie illustrate: nella prima edizione, edita a Parigi nel 1636, le voci sono 174 (fig. 4), mentre nella seconda edizione le incisioni aumentano in modo considerevole fino a costituire un corpus di 447 allegorie[10].

Nell’Iconologia Ripa offre ai suoi lettori un utile repertorio di immagini simboliche. Il suo interesse di Ripa si mantiene tutto sul piano dell’ideazione allegorica e il suo punto di vista unisce in un’unica prospettiva oggetti antichi e ideazioni moderne sul terreno comune dell’invenzione letteraria.
Nel testo della nota al lettore messo in grande rilievo da Gombrich[11] infatti Ripa espone i principi che guidano la costruzione di allegorie: un metodo di definizione visiva collocato nell’orbita della logica e della retorica aristoteliche. Secondo un processo razionale è possibile costruire le immagini allegoriche attraverso la combinazione di attributi con gli stessi processi con cui si costruiscono le metafore. È interessante notare come per Ripa questa codifica per immagini sia non solo razionale e priva di un fascino esoterico ma in ogni modo arbitraria:
«Et mi par cosa da osservarsi il sottoscrivere i nomi, ……, perché senza la cognitione del nome non si può penetrare alla cognitione della cosa significata».

Anche se dobbiamo accogliere l’invito di Elisabeth Mc Grath[12] a non vedere dell’eterogeneo materiale compilativo dell’Iconologia l’applicazione coerente delle teorie aristoteliche sulla metafora espresse nel proemio dell’opera, è importante sottolineare come il richiamo ad Aristotele di Ripa ricalchi precisamente le teorizzazioni che Scipione Bargagli aveva promosso nel suo trattato Dell’imprese uscito per la prima volta nel 1578. Bargagli aveva usato e citato il commento aristotelico di Alessandro Piccolomini edito nel 1575 per rivendicare con il riconoscimento dell’essenza metaforica dell’impresa l’analogia di essa con la poesia[13]. In armonia con queste rivendicazioni il proemio dell’Iconologia fa uso degli stessi richiami al testo di Aristotele per porre sullo stesso piano del discorso il linguaggio figurativo dei simboli. Di conseguenza l’opera è presentata coerentemente come un vocabolario con un ordinamento dei lemmi rigidamente alfabetico. E se da un lato il successo dell’Iconologia si lega alle esigenze sistematiche del Cinquecento a quella tendenza alla canonizzazione che aveva portato nella metà del secolo al successo degli Hieroglyphica di Pierio Valeriano e porterà poi della nascita del vocabolario della Crusca nel 1612, dall’altro possiamo dire che l’opera deve la sua fortuna anche alla sua formula elementare, alla sua semplice e ripetitiva struttura, che si lega alla scelta dell’ordinamento alfabetico. […]
Possiamo dire che Ripa risponde ad una nuova esigenza legata all’interesse per le immagini, che scaturisce dallo stesso humus delle raccolte di loci communes. La riprova è data dalla Polyanthea stessa: a partire dall’edizione curata da Joseph Lange del 1608[14] nel nuovo ordinamento delle citazioni si vedono comparire due nuove rubriche dedicate proprio alle immagini simboliche Hieroglyphica e Emblemata nelle quali si descrivono le immagini utilizzate per rappresentare simbolicamente i diversi concetti, chiamate dunque ad aggiornare l’opera alla luce dei nuovi interessi simbolici del tempo.
L’Iconologia nasce dunque all’interno di quella eruditissima commenticia, finzione di erudizione, che aveva prodotto durante il Cinquecento una cultura della citazione erudita. La novità è che Ripa apre la compilazione al terreno inesplorato delle immagini allegoriche, ponendo in termini di estrema chiarezza la tendenza cinquecentesca a considerare l’immagine un linguaggio a tutti gli effetti. La moderna inclinazione ad eliminare le parti erudite colpisce dunque al cuore l’intima essenza dell’opera nel suo progetto originario, ma dà anche espressione alla radicale e continua trasformazione di un testo che ha saputo per secoli rispondere alle esigenze sempre nuove dei suoi diversi lettori.


1 Iconologia overo Descrittione dell’Imagini universali cavate dall’Antichità et da altri luoghi. Da Cesare Ripa Perugino. Opera non meno utile, che necessaria a Poeti, Pittori, & Scultori per rappresentare le virtù, vitij, affetti, & passioni humane. In Roma. Per gli Heredi di Gio. Gigliotti. M.D.XCIII.
2 Ampie informazioni sulle diverse edizioni di Ripa e sulle loro varianti si trovano in Maffei, Per una concordanza diacronica dell’Iconologia di Cesare Ripa, in Repertori di parole e immagini. Esperienze cinquecentesche e moderni data bases, a cura di Paola Barocchi e Lina Bolzoni, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1997, pp. 99-118.
3 RIPA ediz. 1593. A differenza delle edizioni successive non presenta illustrazioni ed il numero delle allegorie descritte è abbastanza limitato (699). L’opera ebbe grande successo e nel 1602 uscì a Milano «appresso Gierolamo Bordone et Pietro Martire Locarni», un’altra edizione non autorizzata, comprendente 314 pagine in 8° senza illustrazioni, cfr. RIPA ediz. 1602.
4 Ripa 1603.
5 Si tratta dell’edizione padovana edita da Pietro Paolo Tozzi nel 1611; dell’edizione senese edita «appresso gli Heredi di Matteo Florimi» nel 1613, l’edizione padovana di Pietro Paolo Tozzi del 1618.
6 C. Stefani, Cesare Ripa: New Biographical Evidence, «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes»,  53, 1990, pp. 307-312
7 Ripa 1625.
8 Il grande numero di traduzioni misura dunque l’enorme fortuna del testo, fortuna che arriva nella seconda metà dell’ottocento anche in Messico, con la fortunata traduzione in castigliano di Luis Pastor, dando vita presso gli artisti messicani ad un revival di allegorie cinquecentesche, cfr. Iconologìa o tratado de alegorìas y emblemas, obra traducida al castellano y anotada por cl. Lic. Don Luis C. Pastor, catedratico de Literatura en el Colegio de S. Juan de Leteràn, México, Imprenta Economica, 1866 Karl Ludwig Selig, The Spanish Translation of Cesare Ripa’s Iconologia, «Italica», 28, 4, Dec., 1951, pp. 254-256.
9 Iconologie ou Explication nouvelle de plusieurs images, emblemes et autres figures hyerogliphiques des vertus, des vices, des arts, des sciences, des causes naturelles, des humeurs differentes, et des passions humaines, oevre augmentee d’une seconde partie necessaire a toute sorte d’esprits et particulierement a ceux qui aspirent a estre ou qui sont en effet orateurs, poetes, sculpteurs, peintres, ingenieurs, autheurs des medailles, des divises, de ballets, et de pöemes drammatiques, tirée des recherches et des figures de Cesar Ripa, Moralisees Par I. Baudoin, Paris, Chez Mathieu Guillemont 1644. (Nel frontespizio della seconda parte: 1643); il volume presenta solo la prima parte delle due previste; cfr. John L. Landwehr, French, Italian, Spanish, Portuguese Books of Devices and Emblems, 1534-1827, Utrecht, Haentjens Dekker and Gumbert, 1976, pp. 633; Dictionnaire iconologique: les allégories et les symboles de Cesare Ripa et Jean Baudoin, a cura di Virginie Bar, Dominique Brême, Dijon, Faton, 1999; Aurélia Gaillard, L'”Iconologie” de Ripa traduite par Baudouin : la logique des images au temps de Le Sueur,  In: Littérature et peinture au temps de Le Sueur : actes du colloque organisé par le Musée de Grenoble et l’Université Stendhal à l’Auditorium du Musée de Grenoble les 12 et 13 mais 2000, a cura di Jean Serroy, Grenoble, Diffusion Ellug, 2003, pp. 17-24.
10 RIPA ediz. BAUDOIN 1643. L’edizione è suddivisa in due volumi: il primo di 204 pagine numerate e il secondo di 196 pagine numerate, a cui si aggiungono 12 pagine non numerate. Edizione illustrata con 174 incisioni nel primo volume e con 273 incisioni nel secondo.
11 Ernst H. Gombrich, Icones Symbolicae: The Visual Image in Neo-Platonic Thought, « Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 11, 1948, pp. 163-192.
12 Elizabeth Mc Grath, Personifying Ideals, recens. A G. Werner, Ripa’s Iconologia, Quellen Methode Ziele, Utrecht 1977, «Art History », VI, 3, 1983, pp. 363-368.
13 Cfr. il commento di Guido Arbizzoni, «Un nodo di parole e di cose». Storia e fortuna delle imprese, Roma, Salerno Editrice, 2002: 107 sgg.
14 Nova Polyanthea, hoc est opus suavissimis floribus celebriorum sententiarum tam graecarum quam latinarum refertum, per Dominicum Nanum Mirabellium, Bartholomaeum Amantium, et Franciscum Tortium ex innumeris fere autoribus et veteribus et recentioribus summa fide olim collectum, nunc vero studio et opera Josephi Langii Caesaremontani poetae laureati, omni confusione sublata, miro ordine digestum et plurimis cum sacris tum prophanis sententiis, apophthegmatis, similitudinibus, adagiis, exemplis, hieroglyphicis, emblematis et apologis auctum locupletatum et illustratum, theologis, concionatoribus, philosophis oratoribus poetis ac demum caeteris artium et scientiarum professoribus et studiosis pernecessarium, superiorum permissu et privilegio, Venezia, G. Guerilium, 1608.