Mansuetudine nei Geroglifici Morali di Ricci

AUTORE Vincenzo Ricci
TITOLO Geroglifici Morali
ANNO EDIZIONE 1626
EDITORE Per Domenico Roncagliolo
LUOGO EDIZIONE Napoli
INFORMAZIONI p. 281
TRASCRIZIONE BRANO “Il mansueto è quello, che non è
vinto dall’ ira, né dal rancore, ma
tutte le cose soffre co animo eguale […].
E gran virtù se tu non noci a chi
t’ha offeso, e gran fortezza etiadio
se tu sei offeso, e rimetti, e grande
è la gloria se tu perdoni a chi potevi
nocere […].”
COMMENTO Quest’ultima frase della descrizione della Mansuetudine nei Geroglifici riporta parole che si collegano profondamente a quelle della sentenza latina che accompagna l’affresco interpretato come Mansuetudine sulla facciata del Seminario: il motto infatti dice “nobile virtù è il perdonare a chi era possibile fare del male, nobile vendetta è il perdono”.
OSSERVAZIONI Questa è l’unica occasione in cui un’allegoria sulla facciata del Seminario sia stata interpretata grazie ai Geroglifici Morali di Vincenzo Ricci, un testo importante per le arti figurative come l’Iconologia di Ripa.

Sulla facciata del Seminario, vediamo dipinta una figura con la testa e lo sguardo rivolti verso il basso. Ciò potrebbe significare che il soggetto raffigurato è umile, mansueto; lo stesso Vincenzo Ricci, nella sua descrizione della Mansuetudine nei Geroglifici, sostiene che essa sia rappresentata mentre si trova prostrata a terra in segno di umiltà e mansuetudine. Inoltre, accanto alla rappresentazione della Mansuetudine nei Geroglifici Morali si trova un agnello, il simbolo principale di questa virtù.

Ora, se si osserva attentamente l’affresco sulla facciata del Seminario, si può vedere la figura accarezzare qualcosa, forse proprio un agnello: in generale, sta svolgendo un’azione che porta a chinare la testa verso qualcosa che si trova più in basso e a distanziare le mani dal corpo:

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