Restauri

 

Il Palazzo del Seminario di San Miniato tra l’Ottocento ed il Novecento*

La facciata del Seminario ha subito notevoli danni dovuti alla scarsa manutenzione. Il danneggiamento inizia a manifestarsi notevolmente ad inizio Novecento: in questo periodo le figure dipinte nell’ala ad angolo retto rispetto all’ edificio andarono quasi del tutto perdute. La conseguenza di questo danneggiamento si vede ancora oggi perché su quella parte della facciata almeno tre allegorie sono del tutto scomparse: Allegorie non visibili (n. 5)Allegorie non visibili (n. 6)Allegorie non visibili (n. 7).

Ciò è visibile nelle foto dei primi anni del Novecento:

Veduta del Seminario di San Miniato ad inizio Novecento*

Il degrado è testimoniato anche da Giuseppe Piombanti che,  nel 1894, nella Guida alla città di San Miniato al Tedesco, così descrive il degrado delle decorazioni dell’edificio:

” […] Facendo da Francesco Chimenti da Fucecchio bellamente adornar la facciata con figure allegoriche e di virtù, sentenze bibliche e di santi padri che ora sono naturalmente dal tempo sciupate.”

Anche Giuseppe Rondoni, nel 1876, in Memorie storiche di S. Miniato al Tedesco, scrive:

” […] furono opera di Francesco Ghimenti da Fucecchio ed oggi, quantunque scolorite e malconce, si vedono ancora.”

Perciò, durante gli anni Trenta del Novecento, si decise di procedere con un restauro dell’edificio e della facciata, voluto da Mons. Giubbi (1886- 1946), come si legge in questo documento relativo ai lavori del 1934:

“Non si riconosce più davvero il Seminario! Delle trasformazioni veramente radicali sono state fatte all’interno , che ne hanno cambiati quasi del tutto la struttura, specialmente nel piano superiore.
Metà del piano superiore si può dire tutta nuova […].
In seguito verrà rialzata anche l’altra metà del Seminario; così verrà completato anche il restauro della facciata settecentesca. Allora anche l’esterno del Seminario prenderà un aspetto più imponente e della piazza ne farà una delle più belle e più caratteristiche di San Miniato.
Ma il capolavoro dei restauri sarà la nuova Cappella. […].
La parte architettonica è riuscita molto bene sotto le direttive dell’Ing. Ciampini e dell’arch. Can. F. Galli, e diciamo anche di Mons. Vescovo, veramente competente in materia. […].
Questa la parte architettonica. Ci auguriamo che il pittore Can. F. Galli si farà ancora sempre più onore nella parte pittorica e decorativa ed insieme a coloro che lo coadiuveranno darà al Seminario ed alla Diocesi un vero gioiello” .

Ad occuparsi del restauro del Seminario, in questa fase, fu l’arch. Can.co Francesco Maria Galli Angelini (1882-1957) con l’aiuto del  pittore samminiatese Amerigo Ciampini (1904-1999).

Tuttavia, è evidente che il restauro del 1934 si concentrava sulla parte architettonica interna ed esterna e sulla costruzione e decorazione della nuova Cappella, più che sul recupero degli affreschi della facciata. Inoltre, nonostante la particolare attenzione che Galli Angelini riserva al mantenimento dei motivi decorativi originali durante i restauri, come si evince da uno scambio di corrispondenza con la Soprintendenza di Pisa nell’ottobre del 1949, è possibile che non sia stata rispettata in modo filologico l’iconografia delle allegorie a causa della diversa sensibilità dell’epoca.

Nel 1962, è ancora urgente un intervento di recupero della facciata.

Il degrado della facciata del Palazzo del Seminario negli anni Sessanta*
Stato degli affreschi sulla facciata negli anni Sessanta*
Stato degli affreschi della facciata negli anni Sessanta ed il parcheggio delle auto direttamente su Piazza della Repubblica*

È la Soprintendenza di Pisa a richiedere al Can.co Aldino Cheti, Amministratore del Seminario, un rapporto sui lavori necessari alla facciata nel novembre del 1962. Quest’ultimo allega una relazione del pittore Anton Giulio Gaioni, al quale verrebbe affidato il lavoro di restauro.

In primis, Gaioni sostiene che il deterioramento del Seminario sia dovuto agli agenti atmosferici che attaccano la struttura dell’edificio, in secondo luogo propone un intervento diversificato per “la piccola facciata” e “la grande facciata”. Per la prima, originariamente colorata, ovvero la zona più bassa dell’ edificio situata vicino alla Porta Toppariorum, egli sostiene sia necessario:

“[…] dati i pochissimi residui pittorici [..] rifare completamente l’affrescatura con gli stessi motivi. Ma più che un’imitazione fare una evocazione stando, tuttavia, legati allo stile e coloritura”.

Invece, per la “grande facciata”, ovvero per la restante parte dell’edificio, deve essere “raccordata” alla sopraelevazione costruita poco tempo prima:

“Sorge il problema di come raccordare pittoricamente la soffitta aggiunta qualche decennio fa […]. Si proporrebbe di differenziare questa sovrapposta zona dalle affrescature antiche con il tracciare la cornice di marca piano […]”.

È abbastanza evidente, dunque, che questo tipo di intervento sia stato invasivo e che abbia apportato modifiche alla facciata.

Il successivo restauro della facciata è avvenuto nel 1970 , in particolare su sollecitazione ed interessamento del famoso pittore samminiatese Dilvo Lotti (San Miniato, 1914- San Miniato, 2009). Egli, nell’ ottobre del 1970, esorta la Soprintendenza di Pisa a contribuire all’accelerazione dei lavori eseguiti dalla Ditta Piero Bonardi che già aveva lavorato al Seminario nel 1969:

“Prima di buttare già un solo centimetro di intonaco affrescato, si debba rilevare la falsa riga del chiodo, facendo dei lucidi, per riprodurre il tutto com’era, o almeno il più simile all’originale. Si dovrebbe provvedere subito, […] allo strappo delle parti– guida per la ricostruzione.
(Il Chimenti operò in affresco, quasi tutto monocromato, usando non la rena d’Arno, ma quella di tufo, di cattiva qualità, fornitagli dalle cave locali […]).
[…]
Raccomando alle autorità del Soprintendente, ed alla comprensione degli amici Bonardi, di dare immediato corso all’ inizio dei lavori, perché se facciamo passare l’inverno, perderemo tutto.”

Questo restauro, segnalato alla Soprintendenza anche dal Comune di San Miniato nel settembre del 1970, oltre che dal Lotti, va ancora avanti nel 1972. Nel febbraio dello stesso anno alla Soprintendenza è segnalato che

  “vi si notano già alcuni segni di incuria da parte dei cittadini”

ovvero, il parcheggio di automezzi nella Piazza che, inquinando, deturpano la facciata.

Il problema del parcheggio sulla Piazza rimane negli anni Novanta, quando, nel 1997, viene eseguito l’ultimo, ad oggi, intervento di restauro della facciata.

Parcheggio sulla Piazza nel 1997 e deterioramento della facciata del Seminario**
Condizioni del Seminario e parcheggio su Piazza della Repubblica nel 1997**

Il 7 maggio 1998 iniziano i lavori di restauro della facciata diretti dall’arch. Silvia Lensi. Parallelamente, si lavora anche alla chiusura del parcheggio su Piazza della Repubblica che, infatti, oggi è vietato.

Tuttavia, il deterioramento che ha colpito gli affreschi ha compromesso la loro visibilità, tanto che nel 1999 è interessante notare quanto scrive il Vescovo di San Miniato Edoardo Ricci alla Soprintendenza di Pisa:

“Il particolare che mi lascia perplesso riguarda le figure allegoriche racchiuse nei medaglioni che corrono lungo tutta la facciata: dopo il restauro risultano del tutto evanescenti e, [..] non sono per nulla leggibili e non rispondono quindi allo scopo originario, vistosamente decorativo. Mi permetto pertanto di domandare e di chiedere: non è possibile studiare il modo corretto di rendere un po’ più visibili le figure?”

Per queste ragioni, ricostruire il significato delle allegorie sulla facciata del Palazzo del Seminario non è un’operazione facile sia perché sono pochissimi i documenti che analizzano in modo dettagliato l’argomento sia perché non si conosce, ad oggi, l’iconografia originale, oltre al deterioramento degli affreschi che, talvolta, non permette di definire i contorni oppure eventuali attributi iconografici che potrebbero facilitare l’interpretazione.

* fascicolo G511-1949/1962/1972, Soprintendenza di Pisa
** fascicolo 2342-1997, Soprintendenza di Pisa