Titolo | Fetonte guida il carro verso il sole |
Disegnatore | Hendrick Goltzius |
Incisore | Anonimo |
Misure | 255 mm x 168 mm |
Rif. Bartsch | 51 |
Collocazione | Collezione privata |
Testo iscrizione | “ Audet Phaeboeas stulte attentare quadrigas,
Atque impar humeris munus obire suis Infelix audet Phaeton, quod numina terret Humanas mentes tanta libido rapit” |
Traduzione Iscrizione | |
Commento Iscrizione | Il desiderio mortale seduce l’infelice Fetonte che cerca di guidare il carro di Febo. |
Testo Metamorfosi | Ovidio, Met., Libro II, vv. 103-150. |
Descrizione | Percorrendo un fascio nuvoloso, quattro cavalli imbizzarriti trainano il carro del sole guidato da Fetonte; la scena appare divisa in due registri, uno di destra al buio, in cui però si percepisce l’immagine dell’Universo come si trattasse di un reticolo geografico, e uno illuminata da una fonte evocativa probabilmente del sole, da cui i protagonisti della scena sembrano provenire. In prossimità di Fetonte, si scorge una figura femminile adagiata su una nube, forse l’Aurora che rischiara il giorno, o forse Teti. |
Iconclass | 92B39113 |
Parole chiave |
Fetonte; Apollo; Climene; sole; Sole; carro; cavalli; Aurora; Teti; |
Commento descrizione | La scena racconta un passo centrale all’interno dell’episodio che riguarda Fetonte alla guida del carro infuocato di Apollo. È rappresentato, infatti, il momento in cui i cavalli alati del Sole, Piroente, Eoo, Etone e Flegonte, eccitatissimi volano al galoppo verso una meta indefinita. I quattro cavalli, come si vede nell’incisione, si muovono nell’aria, come appena appoggiati a un pavimento di nuvole tra cui si scorge un volto umano, forse Euro, personificazione di un vento. La scelta rappresentativa riesce a trasmettere lo stato di concitazione narrato nel testo. I cavalli di Apollo, infatti, essendo indomabili non rispondono ai comandi del giovane Fetonte che risulta sbalzato nel carro in maniera scomposta. Assiste alla scena una figura femminile, forse Teti; l’ipotesi identificativa pare plausibile grazie al testo di Ovidio che scrive: “quae postquam Tethys, fatorum ignara nepotis, reppulit, et facta est inmensi copia caeli, corripuere viam pedibusque per aera motis”, poiché è proprio di fronte alla dea che si spalanca l’universo. Fetonte, in balia dei cavalli impazziti, perde totalmente il controllo del carro, tanto da maledire addirittura di aver implorato il padre per averne la concessione. Fetonte non riesce più a rendersi conto di dove si trova, al punto di dover cominciare a misurare lo spazio percorso e da percorrere guardando verso occidente e oriente, così come riporta la fonte: “multum caeli post terga relictum, ante oculos plus est: animo metitur utrumque et modo, quos illi fatum contingere non est, prospicit occasus, interdum respicit ortus”.
Vicino ai cavalli, sulla destra della composizione si intravede una sorta di mappatura, artificio utilizzato da Goltzius per simulare l’idea del cielo sterminato percorso dal carro, o forse per simulare l’idea della terra molto lontata rispetto al punto in cui si trova Fetonte, come si legge: “infelix Phaethon penitus penitusque iacentes, palluit et subito genua intremuere timore”. Vale la pena evidenziare che Fetonte è definito “infelix” anche nell’iscrizione di Estius: “Infelix audet Phaeton […]”. |
Confronti con altre incisioni | Climene incoraggia Fetonte a recarsi da Apollo
Fetonte chiede ad Apollo il suo carro
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Osservazioni | |
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